Perchè ho dolori che fino a ieri non avevo?

Pechè ho dolori che fino a ieri non avevo

Una domanda molto ricorrente è” perchè ho dolori che fino a ieri non avevo”??

Chiaramente la persona interessata non riesce a capire perchè se fino al giorno prima stava bene oggi non più, anche se non ha ricordo di traumi o movimenti particolari che possano giustificare il sintomo.

Questa è una realtà molto comune per molte persone che svolgono lavori o attività fisiche che richiedono movimenti ripetitivi. Sebbene sia vero che i movimenti ripetitivi ci permettano di risparmiare energia nell’esecuzione di tali attività, possono anche avere conseguenze negative sul nostro corpo a lungo termine.

C’è ancora la convinzione che, siccome siamo allenati a fare una determinata cosa, questo dovrebbe prevenire dolori e affaticamenti ma in realtà è vero fino ad un certo punto oltre il quale il nostro fisico non riesce più a sopportare quanto richiesto.

L’uso continuo degli stessi muscoli e delle stesse articolazioni può portare ad una maggiore possibilità di usura, infiammazione e problemi cronici dei tessuti coinvolti. Ad esempio, i lavoratori che svolgono attività manuali ripetitive come l’assemblaggio o la digitazione continuativa al PC possono soffrire di sindrome del tunnel carpale o tendinite a causa dello stress costante sui muscoli e sui tendini delle mani e dei polsi.

Inoltre, i movimenti ripetitivi possono anche causare squilibri muscolari, in quanto alcuni gruppi muscolari possono essere sovraccaricati mentre altri possono essere sotto utilizzati. Ciò può portare a problemi di postura e alla comparsa di dolori muscolari e articolari.

Per prevenire o ridurre tali problemi, è importante adottare misure protettive come fare pause frequenti durante il lavoro per alternare i movimenti, fare esercizi di stretching per rilassare i muscoli e le articolazioni coinvolte, mantenere una postura corretta durante l’esecuzione del movimento e utilizzare eventualmente attrezzi ergonomici o dispositivi di aiuto per ridurre lo stress sul corpo.

Inoltre, è consigliabile praticare anche altre attività fisiche o sportive che coinvolgano movimenti diversi da quelli abituali del lavoro quotidiano, così da bilanciare l’uso dei muscoli e delle articolazioni e prevenire l’eccessivo stress su determinate parti del corpo.

In conclusione, sebbene i movimenti ripetitivi siano spesso necessari per le nostre attività quotidiane, è importante prestare attenzione ai segnali che il nostro corpo ci invia e adottare misure preventive per prevenire il dolore e la cronicizzazione dei tessuti coinvolti.

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Se non rallentiamo l’attività mentale il fisico non può rilassarsi.

Attività mentale e dolori

L’attività mentale è strettamente legata al benessere fisico. Quando la nostra mente è sovraccarica di stress, preoccupazioni o ansia, può influire negativamente sul nostro corpo e sulle nostre patologie.

Ad esempio, lo stress cronico può causare disturbi del sonno, compromettere il sistema immunitario, aumentare la pressione sanguigna e causare tensioni muscolari, cefalea, stanchezza cronica.

Inoltre, una mente occupata può renderci meno propensi a prendere cura del nostro corpo, adottando abitudini alimentari poco salutari o trascurando l’attività fisica.

Molto spesso anche durante le sedute di fisioterapia il paziente non riesce a staccare la spina dai propri impegni e questo limita e rallenta molto i risultati possibili.

Già molto tempo fa anche nella mia esperienza professionale mi ero sempre interessato di come i pazienti delle terme ottenevano benefici ben superiori alle terapie eseguite e questo era spesso dovuto al fatto che l’ambiente rilassato e lontano dalle preoccupazioni quotidiane permetteva di avere risultati migliori con minor fatica.

Dunque, per ottenere un miglioramento su problemi dovuti principalmente a tensioni muscolari, è importante trovare modi per ridurre l’attività mentale per poter promuovere anche il benessere fisico. Questo può includere pratiche come la meditazione, il rilassamento, lo yoga, l’ascolto della musica, attività fisiche preferibilmente all’aperto o l’assunzione di pause di svago regolari per rilassarsi e rinnovarsi.

Inoltre, un’alimentazione equilibrata e l’esercizio fisico regolare possono contribuire a ridurre lo stress e migliorare il benessere mentale, creando così un circolo virtuoso tra mente e corpo.

In conclusione, l‘attività mentale e problemi fisici sono strettamente legati e influenzano reciprocamente il nostro benessere complessivo. Ridurre l’attività mentale per promuovere un equilibrio tra mente e corpo è essenziale per ottenere un miglioramento fisico.

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Flessibilità articolare e rigidità muscolare

Flessibilità articolare e rigidità muscolare

Un problema comune che si incontra nella pratica clinica è la difficoltà di gestire un paziente che presenta notevole flessibilità articolare e rigidità muscolare. Questa condizione può essere dovuta a vari fattori, tra cui traumi, posture scorrette, stress, disfunzioni viscerali o neurologiche. In questo post cercherò di spiegare le possibili cause e le strategie di trattamento per questo tipo di paziente.

La rigidità muscolare o fasciale è una riduzione dell’elasticità e della mobilità dei tessuti molli che avvolgono e collegano i muscoli, le ossa, gli organi e i nervi. Può essere localizzata o diffusa, e può causare dolore, limitazione del movimento, alterazione della postura e della funzione. Può essere valutata tramite test manuali o funzionali.

L’ipermobilità articolare è una condizione in cui le articolazioni hanno un range di movimento superiore alla norma, senza segni di patologia. L’ipermobilità può essere congenita o acquisita, e può interessare una o più articolazioni.

Normalmente ci si aspetterebbe che rigidità e flessibilità siano correlate ma l’ evidenza quotidiana ci dimostra che in molti casi sono caratteristiche indipendenti tra loro.

La combinazione di rigidità muscolare o fasciale e ipermobilità articolare può creare un quadro clinico complesso e sfidante. Da un lato, la rigidità può limitare la funzione e la qualità di vita del paziente, richiedendo interventi di allungamento, mobilizzazione, rilassamento e rinforzo dei tessuti coinvolti. Dall’altro lato, l’ipermobilità può esporre il paziente a un maggior rischio di instabilità, sublussazioni, lesioni e infiammazioni articolari, richiedendo interventi di stabilizzazione, protezione, educazione e controllo motorio delle articolazioni iperlasse.

Quindi, la flessibilità articolare e la rigidità muscolare sono caratteristiche complesse che possono essere influenzate da molti fattori.

Purtroppo questa caratteristica pone non pochi problemi per trovare le tecniche fisioterapiche o attività fisiche adeguate quando il problema riguarda prevalentemente la rigidità muscolare.

In particolare il trattamento di un paziente con rigidità muscolare o fasciale e ipermobilità articolare deve essere personalizzato in base alle caratteristiche individuali, agli obiettivi e alle esigenze del paziente. Alcune linee guida generali sono:

– Valutare accuratamente il paziente per identificare le aree di rigidità e ipermobilità, le possibili cause e le conseguenze funzionali.
– Trattare la rigidità con tecniche manuali, strumentali o esercizi che mirano a migliorare l’elasticità e la mobilità dei tessuti molli, senza compromettere la stabilità articolare. Anche se lo stretching non sempre riesce ad interessare i muscoli interessati proprio a causa della ipermobilità articolare.
– Educare il paziente sulle cause e le conseguenze della sua condizione, sulle precauzioni da adottare e sulle strategie per prevenire o gestire eventuali complicanze.

Gestire la tolleranza al dolore: Il trattamento della rigidità muscolare risponde abbastanza bene con tecniche manuali dirette come massaggio profondo, connettivale oppure tecniche di rilassamento fasciale ma può comportare una certa dose di disagio, in particolare inizialmente. È importante lavorare in modo da gestire la tolleranza al dolore del paziente, modulando l’intensità e la durata delle tecniche utilizzate per garantire una terapia efficace senza causare eccessivo disagio.

Sviluppare strategie di rilassamento muscolare: Nella presenza di rigidità muscolare, può essere difficile ottenere un adeguato rilassamento muscolare. Si devono sviluppare strategie di rilassamento muscolare, come respirazione profonda, tecniche di rilassamento progressivo dei muscoli, l’utilizzo di calore, attività fisica preferibilmente aerobica per ottenere risultati efficaci.

Combattere le abitudini motorie errate: In presenza di rigidità muscolare, è comune nei pazienti che svolgono attività sedentaria oppure eccessiva attività fisica . Si dovrà identificare e correggere queste abitudini, aiutando il paziente a riapprendere i corretti schemi motori per promuovere una buona postura e un movimento appropriato.

Sostenere la motivazione del paziente: Le difficoltà associate alla lassità articolare e alla rigidità muscolare possono influire sulla motivazione dei pazienti nel perseguire il trattamento a lungo termine. Il fisioterapista dovrà impegnarsi attivamente nel motivare il paziente, fornendo la giusta quantità di supporto emotivo e incoraggiamento per mantenere l’impegno nel completo percorso di recupero.

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“Non mollare mai”….aspetti negativi

Non mollare mai aspettinegativi

In alcuni casi, però, il concetto di non mollare ha anche aspetti negativi e può essere un ostacolo per il recupero fisico in fisioterapia. A volte, i pazienti possono concentrarsi troppo sull’obiettivo di non mollare mai e forzare il proprio corpo oltre i propri limiti, ignorando segnali di dolore o affaticamento.

Questa mentalità di non mollare mai può portare a una ritardata guarigione o addirittura a ulteriori lesioni. È importante che i fisioterapisti ed i pazienti lavorino insieme per trovare un equilibrio tra lo sforzo e il riposo, comprendendo che anche il recupero richiede tempo e pazienza.

Inoltre, il concetto di non mollare mai può anche comportare una maggior frustrazione se i risultati non arrivano rapidamente, portando i pazienti a sentirsi demotivati o scoraggiati. È fondamentale che i pazienti abbiano un atteggiamento realistico nei confronti del processo di riabilitazione e imparino a gestire le aspettative, riconoscendo che il recupero può richiedere tempo e che potrebbero esserci alti e bassi lungo il percorso.

In conclusione, mentre il concetto di non mollare mai può essere una fonte di motivazione per molti pazienti, è fondamentale che sia bilanciato con il rispetto per i limiti del corpo e un atteggiamento realistico verso il processo di recupero. Lavorare di concerto con il proprio fisioterapista e seguire un programma di riabilitazione personalizzato sono metodi essenziali per avere successo nel percorso di guarigione fisica.

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“Non mollare mai”….aspetti positivi

Non mollare mai aspetti positivi

Sì, il concetto di non mollare mai può influire positivamente su alcune problematiche che seguiamo in fisioterapia. Infatti, spesso la riabilitazione fisica richiede tempo e sforzi continui per ottenere risultati significativi.

Se un paziente ha questa mentalità , sarà più propenso a aderire al programma terapeutico e a impegnarsi attivamente nella sua riabilitazione.

Questo può comportare una maggiore aderenza agli esercizi prescritti, ai trattamenti e alle terapie richieste per recuperare da un infortunio o da una condizione cronica.

Inoltre, il concetto di non mollare mai può aiutare il paziente a superare le difficoltà e le frustrazioni spesso inevitabili che possono sorgere durante il percorso di fisioterapia.

La riabilitazione può essere un processo lungo e impegnativo, e ci saranno momenti in cui i progressi saranno lenti o non evidenti.

Tuttavia, se il paziente si impegna, sarà in grado di superare tali ostacoli e mantenere la motivazione per continuare il percorso di guarigione.

In generale, una mentalità di non mollare mai può influire positivamente sulle problematiche seguite in fisioterapia, aiutando i pazienti a superare le sfide e a raggiungere i loro obiettivi di recupero fisico.

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