L’ effetto placebo non è solo suggestione

Effetto placebo e suggestione

L’effetto placebo non è solo suggestione perché coinvolge meccanismi neurobiologici complessi che vanno oltre il semplice potere dell’aspettativa o della convinzione del paziente.

Per molto tempo abbiamo creduto che l’effetto placebo fosse dovuto alla suggestione, cioè alla semplice credenza che una terapia fosse efficace solo nella convinzione del paziente ma, con il contributo delle Neuroscienze, abbiamo capito che il miglioramento è dovuto a veri e propri cambiamenti biochimici.

Questo effetto può essere presente anche in fisioterapia ma non deve essere visto come negativo, anzi, deve essere capito e sfruttato sempre di più per avere un effetto positivo perchè può migliorare l’effetto delle terapie.

Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’effetto placebo può attivare diverse regioni del cervello, come l’insula, l’ipotalamo, l’ippocampo e il sistema di ricompensa. Queste aree sono coinvolte nella modulazione del dolore, dell’ansia, dell’umore e delle risposte automatiche del corpo.

Alcuni studi hanno anche evidenziato l’effetto placebo tramite il rilascio di endorfine, sostanze chimiche naturali del cervello che agiscono come analgesici e possono ridurre il dolore. Inoltre, altri meccanismi biologici, come l’aumento della produzione di dopamina e l’attivazione del sistema immunitario, possono essere influenzati dall’effetto placebo.

L’effetto placebo può anche essere condizionato da fattori ambientali, come il contesto del trattamento, la qualità della relazione terapeutica e l’esperienza passata del paziente.

In definitiva, l’effetto placebo è un complesso fenomeno che coinvolge una combinazione di aspetti psicologici, neurobiologici e sociali. Non è semplicemente il risultato della suggestione del paziente, ma è influenzato da una serie di fattori che possono avere un impatto sulle risposte fisiologiche e psicologiche di una persona.

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Perchè è importante il tessuto connettivo

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Il tessuto connettivo è una componente fondamentale del corpo umano, che svolge diverse funzioni strutturali, metaboliche e immunitarie. E’ presente in tutte le parti del corpo, tra cui i muscoli, le articolazioni, i tendini, i legamenti, i vasi sanguigni e i nervi.

Il tessuto connettivo è formato da cellule e da una matrice extracellulare, che contiene fibre di collagene ed elastina, proteine che conferiscono resistenza ed elasticità al tessuto.

Questa breve introduzione, un po’ tecnica, ci fà capire come il tessuto connettivo sia presente ovunque nel corpo e per questo viene considerato il nostro secondo scheletro.

E’ importante capire che non è sotto la nostra diretta volontà ma reagisce agli stimoli che riceve adattandosi alle varie situazioni.

Struttura tessuto connettivo
Struttura del muscolo e del tessuto connettivale

Esempi di sovraccarico possono essere dovuti a:

traumi, stress, infezioni, malattie autoimmuni o degenerative, carichi eccessivi o prolungati nel tempo.

Questo provoca un’ inspessimento e aumento di rigidità del tessuto connettivo, che nel primo periodo è di fatto una difesa per poter sostenere il lavoro richiesto ma nel tempo può diventare una delle cause dei nostri problemi.

Le contratture non sono solo delle contrazioni involontarie e persistenti dei muscoli ma l’effetto del coinvolgimento del tessuto connettivo che ingabbiando di fatto il muscolo lo rende anche più debole e non più in grado di sviluppare la sua forza.

Le rigidità sono delle limitazioni della flessibilità delle articolazioni, che impediscono di compiere normalmente le attività quotidiane.

Per prevenire e trattare le contratture e le rigidità muscolari o articolari, è importante mantenere il tessuto connettivo in buone condizioni, attraverso:

una corretta alimentazione, idratazione, attività fisica prevalentemente aerobica e riposo. La fisioterapia si rende necessaria se nonostante una corretta prevenzione non siamo in grado di gestire il problema. Alla prossima!

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Gestione relazione terapista paziente

Gestione relazione terapista paziente

La gestione della relazione terapista-paziente è fondamentale per garantire la qualità dell’assistenza sanitaria, purtroppo, molto spesso disattesa per vari motivi. Per approfondire l’argomento questa volta ho provato a chiedere cosa ne pensava l’AI e ne è venuto fuori un decalogo assolutamente condivisibile e da leggere più volte.

Vorrei solo aggiungere una cosa perchè ancora prima che si possa instaurare una relazione terapeutica costruttiva, a volte, ci possono essere delle condizioni di natura ambientale, emotiva o semplicemente la classica “sensazione a pelle” che possono creare disagio.

Senza perdere tempo a chiedersi perchè direi che non c’è assolutamente niente di male se si rinuncia sin dall’inizio alla prestazione. Ci si evita inutili ed inevitabili incomprensioni che avrebbero l’unico effetto di creare disagio e a volte sofferenza emotiva alle persone coinvolte.

Ecco alcune linee guida per gestire questa relazione in modo efficace:

1. Comunicazione: Una comunicazione aperta e sincera è essenziale. Il terapista dovrebbe parlare con il paziente in modo chiaro e comprensibile, fornendo tutte le informazioni necessarie riguardo la diagnosi, il trattamento proposto e i potenziali rischi o effetti collaterali. Inoltre, il terapista dovrebbe essere disposto ad ascoltare le preoccupazioni e le domande del paziente, mettendolo a suo agio.

2. Empatia: Mostrare empatia verso il paziente è importante per creare un ambiente di fiducia e accoglienza. Il terapista dovrebbe dimostrare interesse e preoccupazione per il benessere del paziente, ascoltando attentamente i suoi bisogni e cercando di comprendere e rispettare i suoi sentimenti.

3. Rispetto e dignità: Il terapista dovrebbe trattare ogni paziente con rispetto e dignità, senza discriminazioni di alcun tipo. Questo include il rispetto per la privacy e la riservatezza del paziente, come ad esempio chiedere il suo consenso per la condivisione di informazioni mediche con altre persone o professionisti sanitari.

4. Coinvolgimento del paziente: Coinvolgere il paziente nel processo decisionale riguardante il suo trattamento è importante per garantire che le sue preferenze, i suoi valori e le sue aspettative siano presi in considerazione. Il terapista può fornire al paziente tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni informate e aiutarlo a comprendere le possibili opzioni di trattamento.

5. Continuità dell’assistenza: Fornire una continuità dell’assistenza è importante per mantenere una buona relazione terpista-paziente. Ciò significa che il terapista dovrebbe essere disponibile per il paziente anche dopo la visita iniziale e dovrebbe tenere traccia delle informazioni sul suo stato di salute nel tempo.

6. Gestione dei conflitti: Se dovesse sorgere un conflitto nella relazione terapista-paziente, è importante affrontarlo in modo costruttivo e rispettoso per entrambi. Il terapista dovrebbe cercare di comprendere le preoccupazioni del paziente e lavorare insieme a lui per trovare una soluzione appropriata.

È importante ricordare che ogni paziente è un individuo unico, con esigenze e aspettative diverse. Pertanto, è importante adottare un approccio personalizzato nella gestione della relazione terapista-paziente, tenendo conto delle specificità di ciascun paziente.

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